Chi parte in Erasmus entra in una una grande famiglia e, soprattutto, trova lavoro. L’incontro intitolato “Una pietra miliare per l’Europa”, che si è tenuto stamattina nell’Aula Magna dell’Università di Sassari per i 30 anni del programma Erasmus, è stata un’occasione per scoprire cosa ne è stato di tutti quelli che hanno vissuto quest’esperienza, cosa stanno facendo oggi e dove pensano di andare.
Ci sono Sabrina Ledda e Bruno Atzori, che dopo le mobilità in Spagna e Portogallo, oggi vivono e lavorano in una grande azienda in Lussemburgo. E’ andata bene anche a Stefania Majore, impiegata in una grande azienda italiana. Tutti sono stati studenti dell’Università di Sassari e hanno guidato l’associazione Erasmus Student Network che “collabora strettamente con l’Ufficio relazioni internazionali ed è un punto di riferimento per tutti gli studenti in ingresso”, ha sottolineato il delegato rettorale per l’Internazionalizzazione Luciano Gutierrez.
Da Sassari alla NASA. E c’è anche Matteo Cossu, originario di Tresnuraghes, che si è laureato in Biotecnologie agrarie all’Università di Sassari, ha fatto l’Erasmus in Finlandia e oggi, forte di un solido percorso internazionale passato per Parigi, può raccontare il suo post-doc in corso al NASA Astrobiology Institute Carl R. Woese Institute for Genomic Biology – Università dell’Illinois. Il segreto: “Incontrare le persone giuste”.
Mille studenti in uscita. Nell’anno accademico 2016/2017 è stato abbattuto il muro dei mille studenti in uscita dall’Università di Sassari, precisamente 1.038 tra Erasmus+ e programma Ulisse: un risultato eccezionale se si considera che nel 2008/2009 erano 343. Certamente ha giovato l’aver ottenuto grazie alle proprie performance il cofinanziamento più elevato tra tutti gli Atenei italiani per il programma Erasmus Traineeship, pari a 344mila euro.
Presenti il Miur e l’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire. A raccontare la particolarità del caso dell’Università di Sassari – che riesce a mandare all’estero il 19% dei propri iscritti contro una media nazionale dell’8% – sono venute Paola Castellucci (Dipartimento per la formazione superiore e la ricerca, Direzione generale per lo studente, lo sviluppo e l’internazionalizzazione della formazione superiore del MIUR) e Alessia Pellegrini dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire. E’ emerso che tra i prossimi obiettivi a livello europeo – oltre a voler portare sotto il 10% la dispersione scolastica e ad innalzare al 40% la percentuale dei laureati entro il 2020 – si intende incoraggiare l’integrazione dei tirocini nei programmi di istruzione superiore.
Studenti in entrata. Naturalmente anche i flussi di mobilità in ingresso, in costante aumento, sono vitali per la strategia di internazionalizzazione dell’Università di Sassari: 335 unità per studio e tirocinio nel 2016/2017, 92 per l’Erasmus Traineeship in Sardinia. Si aggiungono i programmi Sardinia Formed, che finora ha portato a studiare a Sassari 43 giovani dal Maghreb, e lo Specialist International Clinical Training che da settembre 2015 ha condotto all’Università di Sassari 150 medici specialisti dalla Cina.
“Un successo per l’Europa”. Come ha sottolineato in apertura il Prorettore Vicario dell’Ateneo, l’economista Luca Deidda,”l’Erasmus, che ho sperimentato personalmente da studente, è un grandissimo successo e non è un caso che lo si voglia estendere ai disoccupati”. Al convegno, moderato dalla giornalista di “La Repubblica” Cristina Nadotti, sono intervenuti anche il sindaco di Sassari Nicola Sanna, il Direttore generale dell’Ateneo Guido Croci, il responsabile dell’Ufficio relazioni internazionali Savio Regaglia, il presidente di Esn Sassari Michele Usai, Dario Cuccuru in rappresentanza dell’assessore regionale all’Istruzione Giuseppe Dessena. Presente anche il Direttore del Conservatorio “L. Canepa” Antonio Ligios che ha parlato dell’Erasmus per gli istituti di alta formazione artistica e musicale.
Durante l’evento, si è esibito il Saxonos Quartet del Conservatorio con Marcello Manca, Vera Zuddas, Sarah Cannoni e Francesco Scognamillo.