Sabato 28 ottobre, è stata inaugurata a Nuoro, nella splendida cornice del Museo Etnografico Sardo, la mostra “Tra modernità e tradizione” dedicata all’artista polivalente Antonio Simon Mossa, curata dall’associazione “Mastros – segni e progetti per la città mediterranea“. Il progetto è stato finanziato dall’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico), che, per volere del dottor Attilio Mastino, ha portato la mostra a Nuoro e ha visto la collaborazione della Società Umanitaria Cineteca Sarda, che ha curato una parte dei materiali cinematografici di Mossa.
Il progetto del collettivo di architetti Mastros nasce nell’estate 2015, dopo l’incontro con la famiglia Simon, in particolare il figlio Pietro; inizia in quel momento la catalogazione, tutt’ora in corso, dei progetti di Simon Mossa, realizzati dalla fine della seconda guerra mondiale al 1971, anno della sua morte.
La mostra è stata allestita, come detto, nei locali del Museo Etnografico Sardo, progettato proprio da Simon Mossa, e ripercorre la vita dell’artista sardo e alcune delle sue creazioni più importanti, non solo in campo architettonico, ma anche musicale e cinematografico, che si intrecciano in un amalgama ben riuscito e curato dagli architetti dell’associazione Mastros.
L’attività principale a cui Simon Mossa ha dedicato la maggior parte della sua vita, l’architettura, ha ampio respiro all’interno della mostra e viene raccontata attraverso le tavole originali dei progetti, foto scattate da lui e video che raccontano la sua carriera: troviamo progetti sia compiuti che mai realizzati, tra cui l’autostazione all’Emiciclo Garibaldi a Sassari, le scuole elementari a Sorso, l’ampliamento dell’hotel “El Faro” e il Palau de Valencia ad Alghero, l’hotel “Cala di volpe” a Porto Cervo, l’albergo Capo Testa a Santa Teresa Gallura; molto interessante anche il progetto della villa al mare Cuguttu.
Passeggiando per la mostra, divisa in più piani, si ha un gioco molto particolare: le opere di Simon Mossa immerse dentro un’opera dello stesso artista e, nel percorso, si trovano alcuni pannelli, che riportano suoi scritti personali. Le musiche, scelte da Battista Giordano, accompagnano lo spettatore lungo la mostra e sono composizioni destinate alla colonna di alcuni film, come il mai realizzato “Vento di terra”, e variano dalla classica al jazz, dando un’ulteriore prova della poliedricità di Simon Mossa.
I video sono ben distribuiti lungo le sale, all’ingresso, insieme alla linea del tempo, troviamo le riprese del museo del costume, fatte con un drone. Nel seconda sezione, i documenti, relativi all’esperienza dell’architetto nella settima arte, sono accompagnati da un video che ripercorre tutta la sua esperienza cinematografica: si parte dalla formazione con il Cineguf a Firenze e si arriva al sogno della regia del film “Vento di terra”, film poi mai realizzato; successivamente, viene mostrata la sua esperienza come aiuto regista e, infine, un’altra amarezza, quella del fallimento della Sardinia Pictures, una casa di produzione cinematografica, che avrebbe dovuto rivelare la Sardegna al mondo; amarezza che ha segnato nel profondo Simon Mossa, creando un rapporto molto tormentato con il mondo del cinema. Nella terza parte, un documentario raccoglie interviste ai collaboratori e letture di testi suoi.
La mostra avrebbe dovuto chiudere la settimana prossima, ma, visto il successo di pubblico, è stata prorogata fino al 6 gennaio 2018.